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24/11/14

Il fallimento del sistema Guggenheim - Cultura o affari?



Nel decennio scorso, in una fase particolarmente euforica del sistema economico, nasceva l’idea della cultura come traino turistico, sfalsati dal caso Guggenheim di Bilbao, ma passati pochi anni ci troviamo ora con tante cattedrali vuote e inutili.

Forse è tempo di capire sempre di più se effettivamente queste mega strutture possono realmente funzionare o se non sarebbe meglio avviare progetti di reale azione sul territorio che nel tempo possono ingrandirsi.

Proprio il gruppo Guggenheim ha aperto e chiuso diversi di queste iniziative macinando tantissime risorse, lasciando poi tante le amministrazioni con enfatici spazi espositivi assolutamente sotto-utilizzati, sicuramente prima degli spazi ci vorrebbe una realtà autentica e pulsante.


Questa lezione forse può servire a capire che un museo non può essere imposto ad un luogo ma necessita di nascere come parte della realtà territoriale stessa, riflesso vivo della cultura sociale che lo ospita.

Guardando al nostro territorio siamo molto perplessi sulle tante strutture pubbliche aperte in questi ultimi anni, soprattutto se li consideriamo come luoghi di cultura, queste hanno sempre più preso un ruolo di semplice vetrina promozionale, gestita attraverso conoscenze e relazioni curatoriali, sostenute da azioni temporanee per l’evento espositivo dalla galleria immanicata.

Spesso poi, tutto ci viene proposto come opportunità e crescita culturale anche se non si capisce mai bene chi è bisognoso di questa cultura.

A me pare banalissima promozione di un prodotto commerciale ammantato della vecchia storia dell’arte.

Personalmente sarei dell’idea di chiudere tutti i così detti musei di arte contemporanea e trasformarli in spazi espositivi a pagamento, visto che l’uso quasi sempre non è aperto alla comunità sociale ma deve sottostare a poche trasparenti percorsi di selezione.

Un museo di arte contemporanea è il classico esempio di assurdità, come si può museificare il presente, proprio su questa ridicolaggine ottimi affaristi hanno trovato da anni spazi per usare, con soldi pubblici, e promuovere prodotti trattati poi in sede privata, una delle tante vergogne della così detta cultura, diffusasi in tutta Europa.


Potrei capire l’idea di spazi pubblici atti a promuovere, in una circolazione aperta e trasparente, la realtà artista territoriale nel suo complesso, ma vedere queste inutili e costose cattedrali ad uso di limitate supposta élite, risulta alquanto triste.

Tornando al gruppo Guggenheim viene anche un altro segnale della finta idea di cultura proposta. Scrivo della complessa gestione, spesso sul filo dei diritti umani, che si è svolta ad Abu Dhabi, dove la finzione del lusso e dello cultura di questo ricchissimo paese, vive sullo sfruttamento di manodopera limitata nella dignità.

Ma questo è sempre più un complesso problema delle democrazie occidentali, che sempre di più vivono sullo sfruttamento oligarchico di altri paesi, vedi la situazione cinese o quella russa, vedasi fra l'altro un’assurda manifestazione come “Manifesta” sponsorizzato con soldi europei a San Pietroburgo.